Movimento e benessere psicologico
Dedicarsi ad una attività sportiva produce effetti positivi certamente sul nostro corpo, ma anche sulla nostra mente.
L’aforisma di Giovenale, “Mens sana in corpore sano”, ci rammenta che mente e corpo non sono due entità scisse, ma che sono parte di un tutt’uno e si influenzano a vicenda.
Dedicare un po’ del proprio tempo al movimento, contribuisce quindi a preservare l’equilibrio psicofisico.
Perché lo sport fa bene dal punto di vista psicologico? Le ragioni sono molteplici, una di esse è legata alla possibilità di soddisfare tre esigenze: quella del gioco, dell’agonismo, dell’espressione costruttiva dell’aggressività.
Gioco:
Quando nominiamo la parola gioco, ci vengono in mente immediatamente i bambini e le attività che noi stessi facevamo quando eravamo piccoli.
Si è accertato che il gioco svolge un’importante funzione nei primi anni di vita, perchè consente lo sviluppo cognitivo e quello affettivo.
Durante lo sviluppo di un bambino, il gioco subisce delle trasformazioni per cui cambia il modo di giocare ed il tipo di giochi preferiti, ma comunque si continua a giocare.
Ciò che spesso non si sa è che il gioco non è un’attività unicamente infantile, ma è presente anche in età adulta, anche se ovviamente cambia nella sua forma espressiva.
Perché si continua a giocare? Perché si ha bisogno di giocare?
- In primo luogo il gioco consente il divertimento
- Permette di staccare dalla routine di tutti i giorni
- Consente di scaricare le tensioni, le ansie, le preoccupazioni
- In molti casi permette di stare a contatto con gli altri per fare qualcosa di piacevole insieme
Tra i giochi adulti ci sono l’arte, il collezionismo, i viaggi ed anche lo sport ed il movimento.
Che lo sport sia un gioco lo possiamo constatare anche nella terminologia che si utilizza: si dice infatti “il gioco del calcio”, “i giocatori di una squadra”.
Lo sport è quindi a tutti gli effetti un gioco, soprattutto quando si tratta di un’attività gratificante di per sé, e non per il risultato che permette di raggiungere.
In questo tipo di gioco ciascuno ha la possibilità di sperimentare ciò che preferisce: la competizione fisica o mentale con altri (boxe, corsa, lotta, scacchi, carte), la collaborazione con gli altri (calcio, palla a volo); oppure può mettere alla prova le proprie abilità (pesca, nuoto, pattinaggio).
Agonismo:
L’agonismo può essere inteso come lo spirito di competizione e risponde all’esigenza spontanea di ogni individuo di confrontarsi con se stesso, con gli altri e con l’ambiente naturale.
Questa esigenza porta le persone a cercare delle situazioni in cui mettersi alla prova facilitando l’accrescimento dei livelli individuali di rendimento.
Inoltre il superamento di tali situazioni di prova permette di innalzare il livello d’autostima e di confermare il proprio valore, cosa estremamente importante per ciascun individuo.
L’agonismo è quindi motivato dal bisogno di autoaffermazione e di autorealizzazione.
Lo sport è una forma di gioco caratterizzata proprio dalla presenza della componente agonistica: chi lo pratica infatti si pone sempre nella condizione di confrontarsi con se stesso, oppure con gli altri o con la natura.
Tutte le volte in cui si ottiene un risultato positivo, oppure si fanno dei passi avanti rispetto alla situazione precedente, si sperimenta un senso di soddisfazione personale che innalza il sentimento del proprio valore.
E non mi riferisco solo agli sport veri e propri, ma anche al movimento in genere: anche fare delle passeggiate ed ogni giorno riuscire a fare qualche centinaio di metri in più, può dare soddisfazione in quanto si ha la percezione che le proprie capacità in quel settore siano aumentate.
Espressione costruttiva dell’aggressività:
L’aggressività è un istinto innato presente non solo nell’uomo, ma in tutte le specie viventi.
Generalmente quando si parla di aggressività si pensa a qualcosa di negativo, che va condannato e represso perché dannoso per sé e per gli altri.
In realtà le cose non stanno proprio così: l’aggressività è un’energia a nostra disposizione: i suoi effetti dipendono dall’utilizzo che se ne fa.
Se la si reprime e la si nega considerandola negativamente, si rischia di risentirne a livello emotivo.
Se la si esprime in modo incontrollato può diventare uno strumento volto a sopraffare gli altri.
L’aggressività può essere invece una risorsa quando incanalata in direzioni positive che consentono di trasformarla in una forza.
Le persone determinate, che non si lasciano scoraggiare facilmente, sono persone che utilizzano in modo costruttivo la propria aggressività.
Lo sport è un’attività che consente di liberare (catarsi) l’aggressività attraverso la competizione e che nello stesso tempo permette di incanalarla in modo costruttivo perché esistono tempi, luoghi e regole di gioco di cui si deve tenere conto.
Imparare a gestire bene la propria aggressività nello sport consente poi di applicare gli stessi principi anche in situazioni non sportive: si impara a non disperdere le proprie energie, ma ad impiegarle con costanza e perseveranza, perseguendo i propri obiettivi.
Il movimento, quando è svolto con una certa costanza, ha importanti conseguenze non solo sul piano emotivo, ma anche su quello cognitivo.
Quando si parla di aspetti cognitivi ci si riferisce a tutti quei processi mentali, quali la percezione, la memoria, l’attenzione, che sono determinanti in ogni attività che noi svolgiamo.
Svolgere attività sportiva consente ad esempio di affinare il nostro sistema sensoriale tramite la raccolta di informazioni provenienti dall’ambiente (attraverso la vista, l’udito, etc) e dal nostro corpo (battito cardiaco, frequenza respiratoria, tono muscolare).
Anche l’attenzione risente positivamente dell’attività fisica.
Giochi quali la palla a volo, il pallone, il tiro con l’arco, il pattinaggio richiedono sempre, in misura maggiore o minore, una certa capacità attentiva che nel tempo viene affinata e che inevitabilmente produce miglioramenti nella capacità di concentrarsi anche in settori diversi da quello sportivo.
Un’ultima funzione che può trarre vantaggio dall’attività sportiva è la memoria.
Imparare un nuovo sport significa memorizzare prima singole sequenze per poi passare a movimenti sempre più articolati e complessi.
Via libera quindi all’attività sportiva che nel tempo regala benessere a 360°.
